La quercia di Dante racconta

Nel mezzo del cammin di nostra vita. mi ritrovai per una selva oscura. ché la diritta via era smarrita.
Si, lo so, questi versi li sanno tutti ma io riesco a scorgerci qualcosa di …, cui voi non siete al corrente e che presto vi svelerò.
Ma io, chi sono io? Beh, giusto, io sono la quercia di Dante, un albero alto più di 26 metri che fino al 2013 dominava l’argine del Po di Goro presso San Basilio. Ma, sto divagando. Ora vi svelo il mio grande segreto. Era l’estate del 1321 e Dante rientrando da un’ambasceria a Venezia si smarrì nel bosco del delta del Po. Ad un tratto mi vide e decise di arrampicarsi sulle mie alte fronde per poter ritrovare la retta via. Ma non vi pare strano il legame quasi provvidenziale, non solo tra i versi che prima vi ho letto e tra ciò che accadde quel giorno, ma anche il legame tra l’arrampicata di Dante tra i miei rami e il viaggio, che egli stesso, proprio in quegli anni stava scrivendo nella Divina Commedia? Dante in entrambe le situazioni di tormento interiore salendo verso il cielo si salva. Alcuni dicono che la memoria del mio incontro con Dante sia frutto della tradizione popolare. Ma io la gran rovere di San Basilio ve lo posso assicurare: mi pare di sentire ancora le mani del sommo Poeta aggrapparsi alla mia corteccia.
Agnese Pivari
Breve riflessione sul rapporto tra la Divina Commedia e l’importanza che la tradizione popolare ha attribuito al “sommo poeta” come figura simbolo della propria identità culturale.
Viene riportato l’esempio della “quercia di Dante” in Polesine, protagonista di un racconto popolare che presenta un suggestivo parallelismo con il tema della Divina Commedia dell’ascesa dal limbo del peccato al cielo della salvezza.