Skip to content ribbon

Top 10 – DOP (pdo), IGP (pgi), presidi slowfood Polesani e non solo

Il POlesine, la provincia di Rovigo, è una terra fertile, una mesopotamia, poco insediata, completamente dedicata all’agricoltura e alla pesca.
Questa la top ten dei prodotti al momento riconosciuti come DOP (Denominazione di Origine Protetta o come si scrive in inglese Protected Designation of Origin PDO), IGP (Indicazione Geografica Protetta o come si scrive in inglese Protected Geographical Indication PGI) presidi Slowfood e non solo.

  1. Aglio bianco polesano DOP
    E’ sicuramente un il principale prodotto polesano per qualità e per l’estensione di coltivazione. Il principale concorrente italiano (l’unico altro DOP) è al di là del Po in terra ferrarese limitato ad un piccolo territorio comunale.
    Che l’aglio sia la principale cultura polesana sembra ben poca cosa ma se avete la fortuna di trovare una fattoria in grado di farvi assaggiare un buon salame all’aglio di casa, pan biscotto cotto al forno a legna e un bicchiere di Clinton difficilmente dimenticherete il Polesine.
  2. Vongola verace del Delta
    Al momento non ha nessun riconoscimento ma è apprezzata da tutti.
    Succede sovente di vedere villeggianti o visitatori del delta scavare anche a mani nude, a riva, per prendere le preziose e saporite vongole veraci.
  3. Cozza di Scardovari DOP
    Sinceramente non penso di conoscere la differenza tra una cozza di Scardovari e un’altra cozza.
    In una pescheria calabrese, quando chiesi, che cozze italiane avevano mi proposero le cozze tarantine e le cozze del delta come se non esistesse nient’altro in Italia.
    Non pensavo che in qualsiasi angolo di Italia riuscissero ad arrivare le cozze del Delta. Ora dobbiamo esportarle in Spagna!
  4. Riso del Delta del Po IGP
    A livello nazionale ancora meno conosciuto rispetto ai risi vercellesi, pavesi, veronesi e mantovani ma sicuramente di ottima qualità e la vicinanza al mare e al salmastro li rende unici.
    Se la sede del consorzio è in provincia di Rovigo molti dei terreni coltivati sono in provincia di Ferrara.
  5. Insalata di Lusia IGP
    l’unica insalata IGP d’Europa
    Uno delle principali zone di coltivazione e dei principali mercati ortofrutticoli (più orto) d’Italia, grazie a terreni resi fertili e adatti dall’Adige, ha due insalate eccezionali:
    capitata o cappuccia e crispa o gentile.
  6. Radicchio di Chioggia IGP
    Il radicchio di Chioggia (VE) è difficile consideralo un prodotto polesano.
    Però il Prosecco (Glera) non viene coltivato solo a Valdobbiadene e Conegliano, nello stesso modo anche il radicchio di Chioggia viene coltivato in maniera estensiva negli orti del basso polesine.
    Certo sarebbe meglio se diventasse radicchio di Chioggia e Rosolina come il Prosecco che prima era solo di Valdobbiadene.
  7. Zucca
    Le zucche possono sembrare un prodotto agricolo minore ma in Polesine, nel Ferrarese e nel Mantovano i tortelli di zucca sono una vera prelibatezza e se si assaggia la zucca coltivata in queste zone soprattutto nella qualità delica e violina tutte le altre sembreranno senza gusto.
    I tortelli di zucca, la zucca al forno, la vellutata di zucca, il risotto di zucca, … con queste zucche sono una vera leccornia.
  8. Noci
    Le noci sono un fenomeno relativamente recente in Polesine. In Italia le noci erano quelle di Sorrento o si associavano alla montagna.
    Invece oggi grazie ai due marchi Nogalba e Vallier le noci polesane sono presenti in molti supermercati italiani.
  9. Mais Biancoperla – presidio Slowfood
    Il mais biancoperla è un importante presidio Slowfood.
    Fino al secondo dopoguerra, nel Polesine, nel Trevigiano e nel Veneziano si cucinava soprattutto una polenta bianca, considerata di maggior pregio.
    In Polesine è presente un valido produttore.
  10. Turchetta (vino autoctono)
    Il vino Polesano non è certo famoso, le cantine sociali che erano presenti sono state chiuse e spesso i vigneti tagliati.
    Uno dei vini più comuni era il Clinton, oggi introvabile.
    Grazie ad una intelligente operazione aiutata da Slowfood si sta cercando di recuperare il vigneto autoctono Turchetta e di aumentarne la produzione.

Menzione speciale, anche se poco conosciuto al di fuori della provincia, merita il radicchio di busa.